Santiago Calatrava – Le metamorfosi dello spazio

L’esposizione sull’opera di Santiago Calatrava, artista-architetto-ingegnere valenziano, si è aperta il 4 dicembre 2013 nei monumentali spazi del Braccio di Carlo Magno e sarà visitabile fino al 20 febbraio 2014. Promossa dai Musei Vaticani e dal Pontificio Consiglio della Cultura, propone al pubblico una raccolta di circa 140 opere per presentare la complessa e multiforme produzione artistica del celebre architetto.

Fig. 1
Model of St. Nicholas Greek Orthodox Church, New York, 2013

Un selezionato nucleo di modelli architettonici è accompagnato non solo dai relativi studi preparatori, ma anche da dipinti ad acquerello, nati da una vena creativa del tutto autonoma dalla genesi dei progetti stessi, e da una ricca antologia di sculture, sia monumentali come di formato più ridotto, realizzate in bronzo, marmo, alabastro, legno.

Gli accostamenti tra opere appartenenti a codici artistici differenti, sebbene contigui, seguono vari criteri per indirizzare lo sguardo dell’osservatore verso livelli diversificati nella lettura dei volumi architettonici, della visione dello spazio e delle forme, aspetti propri del percorso artistico di Calatrava. Così il grande modello architettonico della Chiesa greco-ortodossa di St. Nicholas di New York, progettata per Ground Zero, è affiancato a suggestivi disegni ad acquerello nei quali lo sguardo dell’artista spazia dallo studio dei mosaici e delle cupole di Santa Sofia a Istanbul allo schiudersi di una camelia, dall’arco disegnato dal peso di una foglia di palma al volto di Cristo, modello ideale per la Chiesa a pianta centrale.

Così la splendida torsione delle vele che danno vita al progetto per il Palasport a Roma, per l’Università di Tor Vergata, è accostata a tre dipinti di figure accovacciate: una tensione dinamica quasi inespressa, contenuta, nello studio sul bilanciamento tra le forze.

Fig. 2
Cathedral St. John the Divine, New York, 1991

E la verticalità delle Torri di Malmö o di Chicago si rispecchia nell’equilibrio instabile delle sculture a esse abbinate. La riflessione sul volto umano trova compiutezza nelle rotondità delle sculture in marmo e alabastro, nella forma racchiusa dell’Opera House di Tenerife che sembra dissolversi nella trasparenza delle superfici colorate di una serie di acquerelli geometrici.

Così il movimento è reale quando apre, come i petali di un fiore, le maglie che compongono due colonne tortili in bronzo; quando modifica le sfumature cromatiche dei Moving Painting; quando scavalca il vuoto nel Ponte di Buenos Aires. È un movimento visionario, e non per questo meno vero, nell’intreccio delle corna dei tori ammassati, nei rami secchi di un bosco senza luce o nei corpi che con i loro gesti compongono spazi fisici, psicologici e spirituali.

Oltre alla nuova Chiesa greco-ortodossa di St. Nicholas, è presente in mostra anche il plastico dell’audace progetto per la Cattedrale di St. John the Divine, sempre a New York. Alla magniloquenza di questa straordinaria idea di spazio sacro che converge con, e nella, Natura, fa da contraltare il modello della Los Angeles Chapel, dedicata a Padre Junipero, frate francescano che nel 1767 si dedicò alle missioni in California dove fondò i nuclei di quelle che oggi sono conosciute come città dal nome spagnolo: San Diego, Los Angeles, San Francisco, Sacramento. Il progetto per la prima fase della competizione per la costruzione della cattedrale di Los Angeles si presenta come una cappella immersa nello spazio, nell’acqua e nell’aria: le sue non-pareti si aprono all’esterno, alzandosi, come le fronde di un albero, rinunciando ad ogni confine fisico tra lo spazio sacro e la collettività.

Fig. 3
Rome, Università Degli Studi di Roma Tor Vergata, 2005

Informazioni nel sito dei Musei Vaticani: www.museivaticani.va

 

Una citazione dall’Introduzione al Catalogo, firmata da Antonio Paolucci:

 I met Santiago Calatrava during the final years of the last century. At the time I was the Superintendent for the Arts in Florence and Commissioner for the planning of the new installation for the Museo dell’Opera del Duomo, the museum that houses the masterpieces by Donatello (The Zuccone [Bald Head] and the Prophet Jeremiah), Lorenzo Ghiberti (the Gilded Door) and Michelangelo (the Pietà).

Calatrava gave an infinitely audacious and incredibly beautiful idea, like a large wing that seemed to be made of energy and light, a symbolic code or style called upon to closely relate to the bell tower by Giotto and the dome by Brunelleschi.

Fig. 4
Puente de la Mujer Bridge – Buenos Aires, 1998-2001

The project was never carried out due to problems regarding the budget and perplexity on the part of Ministry and City Council bureaucracies.

Today, fifteen years after that idea which was too hastily discarded – although the careers of great architects are ‘dotted’ by splendid projects destined to have unfortunate results – in another life from that one I once again meet Santiago Calatrava in the Vatican Museums.

I meet him again as the protagonist of an anthological exhibition that covers his entire production (architectural projects but also drawings, watercolours, oils and sculptures in wood, bronze, marble, alabaster, various metals and ceramics). An exhibition wanted with passion and determination by Micol Forti. An exhibition housed in the wing of St. Peter’s Square called “of Carlomagno” and curated by her with the critical sensitivity and specialistic competence that characterises her work.

Una citazione dal testo di Micol Forti tratto dal Catalogo

Fig. 5
Turning Torso – Malmö Tower, 1999-2005

Il progetto espositivo Santiago Calatrava. Le metamorfosi dello spazio nasce dall’interesse di presentare l’attività del celebre architetto e ingegnere spagnolo attraverso una sorta di “contaminazione” e di completamento, affiancando cioè ai progetti architettonici internazionali un’altrettanto fertile, quanto variegata, produzione pittorica e scultorea. Le forme dello spazio artistico sono declinate nelle opere di Calatrava, non solo attraverso i luoghi – musei, chiese, ponti, stazioni, aeroporti, torri – ma anche nei suoi dipinti ad acquerello su carta giapponese o cartoncino, nelle sculture in legno, bronzo, marmo, alabastro, nelle pitture o sculture mobili in alluminio o in bronzo, fino alle creazioni in ceramica. Una produzione, quella artistica, che potremmo definire personale e, almeno in parte, privata, presente nel lavoro creativo di Calatrava fin dalla giovinezza e attraverso cui egli articola i percorsi del pensiero tecnico, scientifico e progettuale in costante dialogo con i diversi linguaggi dell’arte e le loro specificità formali ed espressive.

Tale percorso da un lato evidenza la fragilità e l’inadeguatezza delle classificazioni, dall’altra affonda le sue radici nella profonda appartenenza ad un tessuto culturale impossibile da circoscrivere in un ambito, in un periodo, in un codice. Così lo straordinario dominio di diversi mezzi creativi è reso coerente dalla centralità di alcune problematiche che tornano nelle diverse opere.

Fig. 6
Infinite Spirit, 2013

Le tematiche del movimento e della staticità, del controllo e della contrapposizione delle forze, del dialogo con la natura, della centralità del corpo umano sono alla base delle sue architetture come dei suoi dipinti e delle sue sculture. L’intreccio dei rami degli alberi riecheggia nell’ammasso delle corna dei tori; i movimenti dei corpi hanno una compostezza architettonica; il dinamismo di una danza è costruito con analogo rigore nelle linee spezzate in cui si snoda l’andamento orizzontale di un edificio; la torsione di un busto dialoga con l’inclinazione di un ponte o nella curvatura di una vela. Le forme raccontano i punti di contatto, fisici oltre che formali, tra le parti che compongono un insieme, tra questo e lo spazio circostante, nella loro reciproca definizione. La ricerca della possibilità di definire e affermare una nuova armonia artistica e spaziale, un nuovo paradigma, che affonda le sue radici nella magnifica vastità delle forme che compongono la nostra memoria, collettiva e individuale, è il filo conduttore della pluralità che domina la ricerca artistica di Santiago Calatrava.

Therefore I have once again met Calatrava and I consider it a wonderful occasion, an unexpected and felicitous coincidence. As the surrealist Breton put it, in the final analysis what we call coincidences are the signs of a buried order that one day we shall be able to understand. It was destiny that I should once again meet Calatrava. Perhaps because it was necessary that I – together with those who will visit the exhibition – should be placed in the condition to understand the poetic that guides and innervates the work of the artist with elegance, audaciousness and splendour.

Fig. 7
Morphing Yellow, 2009

This time, in the spaces of the Braccio di Carlomagno, in the efficacious minimalist installation by the architect Roberto Pulitani, by way of the contamination and mirroring between the craft of the architect and those of the painter and sculptor, in a continuous plastic and chromatic graphic fluidity, we can understand that at the basis of Santiago Calatrava’s art, at the root of his hyperbolic bridges, his railway stations or Opera Houses, as also his creations in bronze or rosewood, we find the study, the technical evaluation and lastly the poetic transfiguration of the forces of nature.

Fig. 8
Cascade, 2009

I remember a lesson held by him in Rome a little time ago in the Raphael Room of the Vatican Pinacoteca. In front of a vast public, in admiration and somewhat amazed, using that supremely intellectual instrument that is freehand drawing, Santiago Calatrava talked to us about the growth of a blade of grass, of the branchings of a tree, of the planning destiny that governs the shell of a mussel, of the proportions of the human body. And he made us understand how those force lines, those taut energies and those previously established and fatal results with simplicity and necessity transmigrated in the construction modules of the architect.

Everything lies in everything in Calatrava’s figurative world. It may even happen that the Byzantine image of the Mother of God Enthroned becomes the ancestral mystical archetype which leads to the project for the orthodox Church of St. Nicholas at Ground Zero or that the egg by Piero della Francesca in Brera is transfigured into the terra cotta of Maybe Winter, crossed on its surface by the weave of bare trees, as it petrified by winter.

Endless Light, 2008
Endless Light, 2008
Fig. 10
Senza titolo [Albero su fondo giallo], 2011

One of the greatest architects of our day, the planner of construction marvels that are stupefying due to their beauty and technological daring, we are made to understand this thanks to this Vatican exhibition: that nothing important beneath the heavens can be built without a poetic heart.

 

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