Ambrosius. Il Tesoro della Basilica

Il nuovo Tesoro della Basilica di Sant’Ambrogio.

Un racconto museografico tra storia, devozione e progetto contemporaneo.

La nuova visione del Tesoro della Basilica di Sant’Ambrogio nasce dal desiderio di rinnovare il legame tra la comunità cristiana e una parte preziosa della sua eredità culturale e spirituale, un patrimonio inestimabile ancora capace di parlare al nostro tempo.

Il riallestimento, progettato dall’architetto museografo Andrea Perin, con la direzione lavori dell’architetto Gaetano Arricobene e il contributo del Comitato Scientifico guidato dall’architetto Carlo Capponi in qualità di curatore e dalla dott.ssa Miriam Rita Tessera, esponsabile dell’Archivio e della Biblioteca Capitolare della Basilica e curatore scientifico di Ambrosius, rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di valorizzazione del complesso.

Al centro la figura di Ambrogio e i manufatti tradizionalmente legati alla sua memoria, restituiti alla comunità come patrimonio vivo e fruibile in una prospettiva contemporanea e accessibile, nel pieno rispetto delle specificità e dei vincoli di tutela dell’edificio storico.

“Tesoro”, non museo.

La scelta del termine Tesoro – e non museo – ha un significato profondo e richiama la presenza fisica del corpo di Sant’Ambrogio nella cripta, il vero tesoro della Basilica, celebrato già nell’antico inno medievale Apparuit thesaurus Ambrosius. Attorno alle reliquie dei santi, cuore spirituale e fondamento della comunità ambrosiana, la Basilica è stata innalzata e rinnovata nei secoli, conservando intatta la sua vocazione di luogo di culto e memoria.

Il percorso rinnovato

Il Tesoro si articola oggi attraverso luoghi di straordinario significato storico e spirituale: l’Aula Ambrosii – l’antica sacrestia dei Monaci, aperta per la prima volta al pubblico – il sacello di San Vittore in Ciel d’oro e il Capitolino, sede precedente del Tesoro. Il sacello, unica testimonianza superstite delle cellae memoriae edificate accanto alle sepolture dei martiri, custodisce il celebre ritratto musivo di Ambrogio che indossa una dalmatica, la più antica raffigurazione del santo, sorprendentemente vicina – per cronologia – alla sua figura storica.

Aula Ambrosii, sacello di San Vittore – volutamente conservato nella sua integrità come luogo di memoria e culto – e Capitolino compongono oggi un percorso unitario, concepito per restituire il legame profondo tra fede, arte e civitas, autentico fondamento dell’eredità ambrosiana.

L’Aula Ambrosii

Cuore del nuovo percorso, l’Aula Ambrosii custodisce un patrimonio prezioso legato alla vita e alla memoria di Sant’Ambrogio. Qui trovano spazio testimonianze uniche delle origini del culto per Ambrogio: la scodella attribuita al Santo, frammenti della basilica paleocristiana – tra cui la tarsia policroma dell’Agnello di età tardoantica – e due rarissimi frammenti di seta del IX secolo, raffiguranti la caccia prodigiosa del re persiano Bahram Gur (†438), scelti dall’arcivescovo Angilberto II per rivestire l’interno degli sportelli dell’altare d’oro destinato a custodire le reliquie dei santi.

Elemento centrale del nuovo allestimento è il letto di Sant’Ambrogio, un manufatto ligneo ricomposto dai 17 frammenti originali rinvenuti da Ferdinando Reggiori nell’altare di San Vittore in Ciel d’oro nel 1938. Secondo la tradizione giaciglio funebre del vescovo, il letto appresenta una reliquia tanto eccezionale quanto enigmatica. Oggi, dopo un lungo periodo di prestito al Museo Diocesano, si colloca stabilmente nel Tesoro di Sant’Ambrogio, dove per la prima volta è in corso una campagna di studi storico-archeologici e di indagini scientifiche.

Il percorso si arricchisce anche con la ricostruzione scientifica del volto di Ambrogio, realizzata nel 2021 a partire dalle indagini condotte sulle reliquie dal LABANOF – Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi di Milano, diretto dalla prof.ssa Cristina Cattaneo e dal dott. Davide Porta. Esposta all’ingresso dell’Aula Ambrosii, la ricostruzione dialoga simbolicamente con l’antica immagine musiva custodita nel sacello di San Vittore, in un confronto ideale tra scienza e iconografia.

Il Capitolino

Le due sale del Capitolino – un tempo passaggio tra la Basilica e il monastero benedettino – raccolgono testimonianze archeologiche e artistiche che ripercorrono le diverse fasi costruttive del complesso, dalla necropoli pre-ambrosiana all’età carolingia, ottoniana e romanica. La continuità del culto ambrosiano e il prestigio delle committenze si riflettono nella collezione di oreficeria sacra – l’Urna degli Innocenti (XV sec.), la Pace Viscontea, l’ostensorio ambrosiano di Azzone Visconti, la croce viscontea e quella di San Carlo – negli arredi lignei, come i tre dossali del coro quattrocentesco, e nelle opere di età umanistica e rinascimentale, tra cui il Cristo tra i dottori del Bergognone.

La narrazione si conclude restituendo visibilità alla destinazione originaria degli ambienti del Capitolino, luogo di sepoltura degli abati e dei benefattori medievali della Basilica. Elementi scultorei altomedievali, stucchi architettonici bassomedievali, i Pleurantes – le cinque figure dolenti in abito benedettino del XV secolo, provenienti da una delle tombe Della Croce – e il monumento funebre dell’abate Guglielmo Cotta (†1267) testimoniano la fedeltà di una comunità che, attraverso i secoli, ha custodito e rinnovato l’eredità ambrosiana, riconoscendola come fondamento della propria identità spirituale e civile.

Il nuovo progetto di allestimento museografico

Considerando l’architettura e il Tesoro come un unicum inscindibile, il progetto museografico restituisce centralità alle opere e al loro legame profondo con lo spazio sacro che le accoglie.

L’allestimento, che risponde ai più moderni criteri museografici, si fonda su un equilibrio fra tutela, narrazione e accessibilità, valorizzando con rigore filologico e consapevolezza progettuale la dimensione storica, documentaria e spirituale dei manufatti. Reperti paleocristiani, tessuti liturgici, reliquiari, elementi lapidei, sculture e argenti trovano così la propria identità espressiva all’interno di un racconto unitario, che ripercorre la storia di Ambrogio e della sua Basilica.

Il progetto riflette lo spirito di Ambrosius e la volontà di custodire il passato per restituirlo al presente, con un approccio aperto, scientifico e universalmente accessibile, che inviti a un’interazione attiva con le opere e i contenuti esposti.

Accessibilità

Il nuovo percorso di allestimento che ospita il Tesoro della Basilica è stato progettato per offrire ai visitatori uno spazio inclusivo e accessibile nei diversi ambienti, dall’ingresso servito da ascensore ai percorsi privi di barriere architettoniche, compatibilmente con le specificità architettoniche degli spazi e ai vincoli di tutela dell’edificio storico.

Particolare attenzione è stata dedicata alle altezze espositive, studiate per consentire una fruizione ottimale dei manufatti anche ai bambini e ai visitatori con disabilità motorie.

L’illuminazione, oltre a rispettare i più rigorosi criteri conservativi, è stata modulata per rispondere anche alle esigenze delle persone ipovedenti, grazie all’impiego di contrasti cromatici tra opere e fondali, a una direzionalità calibrata della luce e a testi redatti per garantire la massima leggibilità. All’ingresso del percorso sono disponibili libretti con caratteri ingranditi per facilitare la consultazione dei contenuti.

Comunicazione museale multilivello

L’apparato informativo è stato progettato secondo principi di chiarezza, leggibilità e accessibilità universale per offrire una comunicazione su più livelli, capace di rispondere alle esigenze delle diverse tipologie di pubblico.

Lungo il percorso sono presenti pannelli espositivi bilingue, didascalie ampie e redatte con font ad alta leggibilità, collocate a un’altezza accessibile, a cui si aggiungono schede di sala e contenuti digitali di approfondimento, consultabili tramite QR Code. Un insieme coerente di strategie e strumenti di comunicazione, pensato per offrire un’esperienza di conoscenza inclusiva e modulabile.

Tecnologia al servizio delle opere

La dimensione tecnologica del progetto espositivo risponde – sia nel disegno degli arredi sia nell’aspetto illuminotecnico – alle più avanzate esigenze conservative, senza mai prevaricare sull’unicità delle opere.

Le vetrine su misura, realizzate in ferro e cristallo stratificato extra-light, garantiscono massima visibilità e condizioni ottimali di conservazione calibrate su ciascun manufatto. Sistemi di climatizzazione passiva e illuminazione LED dimmerabile (3000°K) assicurano il controllo microclimatico. Tende oscuranti e pellicole selettive schermano la luce naturale, contribuendo a mantenere parametri ambientali stabili.

Per i tesori più vulnerabili – come i due preziosi frammenti di tessuto in seta di Bahram Gur (IX secolo) che rivestivano l’interno degli sportelli dell’altare d’oro – l’illuminazione si attiva attraverso sensori di prossimità, riducendo al minimo l’esposizione luminosa e preservando l’integrità materica nel tempo.

Un’attenzione speciale è dedicata al letto ligneo di Ambrogio, referto di straordinaria importanza storica. Collocato al centro dell’Aula Ambrosii, il letto è custodito in una teca apribile con piano espositivo scorrevole, soluzione tecnologica innovativa progettata per consentire l’accesso controllato a studiosi e restauratori senza compromettere le condizioni conservative.

I reperti lapidei – come la tarsia policroma dell’Agnello di epoca tardoantica e il frammento di transenna paleocristiana – trovano collocazione su supporti a cavalletto in ferro, progettati per garantire stabilità strutturale e completa reversibilità dell’intervento, preservando inalterate le murature storiche.

 

 

opere selezionate esposte 

 

Condividi articolo
Facebook
LinkedIn
Email
WhatsApp
Articoli correlati

ULTIMO NUMERO DI THEMA

Newsletter Themaprogetto.it

Rimani aggiornato su tutte le attività del portale e della rivista THEMA

error: Avviso:Questo contenuto è protetto