Luigi Figini e Gino Pollini hanno lavorato insieme, condividendo il loro studio di architettura, per un cinquantennio, partecipando alle vicende del razionalismo internazionale grazie alla fondazione del Gruppo 7 e come membri del MIAR.
Le prime opere hanno carattere sperimentale (la Casa Elettrica, 1930; la Villa-studio, 1933), per poi passare alla progettazione per Olivetti a Ivrea (Officine, Asilo nido, Casa popolare, Case per impiegati) e di numerose altre architetture di un ricco curriculum professionale.
A Milano_Baggio progettano la Chiesa della Madonna dei Poveri, completata nel 1954.
Dieci anni dopo vengono chiamati a progettare una nuova chiesa nel quartiere della Bovisa, che verrà realizzata nell’ambito del “Piano Montini” che ha come programma l’edificazione di nuove parrocchie nei quartieri periferici milanesi.
La chiesa sarà dedicata all’ex arcivescovo di Milano, il cardinale Giovanni Battista Montini, eletto papa nel 1963 con il nome di Paolo VI, con l’intitolazione ai Santi Giovanni (Battista) e Paolo (Apostolo). La costruzione della chiesa inizia nel 1964 e si conclude nel 1968; la consacrazione è del 1977.
I due complessi principali sono costituiti da un lato dall’aula liturgica, spazi annessi e campanile, dall’altro dai servizi parrocchiali e dall’oratorio. Questa complessità volumetrica è tenuta insieme dall’uso costante del mattone a faccia vista che riveste i paramenti esterni, fortemente pieghettati e articolati, di un’architettura con struttura in cemento armato.
L’ingresso nell’aula liturgica avviene da via Patti tramite la premessa di uno spazio porticato, quasi un nartece, che svolge il ruolo di gestire un rito di passaggio dal fuori al dentro, da una strada periferica, in cui si impone la presenza delle pareti di cotto del complesso parrocchiale, ad uno spazio interno ricco di chiaroscuri.
La navata centrale ha deciso sviluppo longitudinale, presentando a sinistra la cappella feriale con altri spazi e a destra lo spazio del Battistero, cui si accede attraverso un diaframma; i materiali messi in campo sono il cemento armato a faccia vista delle strutture portanti e dei lucernari, l’intonaco grezzo, il legno degli arredi, le doghe di legno color catrame che rivestono il soffitto. Il pavimento è costituito dall’incastro di tessere di diversa forma, dimensione e colore. Le opere d’arte originali sono state realizzate su disegno di padre Costantino Ruggeri.
La centralità dello sguardo è orientata verso il presbiterio e l’altare: posti su un vero e proprio podio, hanno accesso da un sistema di gradoni e gradini in marmo, che fa pensare ad alcune opere di Carlo Scarpa. L’altare è costituito da un blocco di marmo rosso di Verona bocciardato e riceve un taglio di luce da una finestratura laterale stretta e alta.
Sul sistema della luce naturale che principalmente piove dall’alto, va detto che i progettisti utilizzano dei singolari lucernari in cemento armato di dimensione differente che assumono un ruolo architettonico importante per la definizione complessiva dello spazio interno, quasi dei tiburi contemporanei: il più grande è posto a sommità del presbiterio. Contrappunto sul piano dell’ingresso della luce naturale è costituito da alcuni tagli collocati nelle pareti laterali.
Il rito di passaggio dall’aperto al chiuso si ripete nell’accesso alle opere parrocchiali che avviene attraverso un hortus conclusus, facendo giocare al verde un interessante ruolo nella definizione degli spazi.
Nel 2015, in occasione dell’Expò, la chiesa è stata inserita nell’Itinerario delle Chiese contemporanee di Milano, all’interno di un percorso turistico-culturale mirante alla valorizzazione delle architetture e delle opere d’arte.
«Qui l’esterno è architettonicamente più complesso, mentre l’interno è più raccolto e confortevole. Internamente illuminata dall’alto, la chiesa è sottilmente articolata. La sua geometria – sia nella pianta che nella struttura – si basa su una ripetizione quasi ossessiva della croce greca. Ciò che la rende estremamente interessante è la parete muraria in mattoni, concepita come se fosse una doppia superficie. In alcune zone tale muratura esterna diventa una specie di sipario traforato che maschera un sistema di passaggi interni, i quali formano una serie estremamente ingegnosa e varia di brevi promenadesarchitecturales.» Joseph Rykwert
Carlo Pozzi
Photos @ Carlo Pozzi