La nuova cattedrale nazionale del Ghana, spiritualità, cultura e ruolo sociale dell’architettura
nel progetto di Sir David Adjaye, RIBA Gold Medal 2021
“Il lavoro di David Adjaye è locale e specifico, e al contempo è globale ed inclusivo. Fondendo assieme storia, arte e scienza egli crea ambienti curati nei minimi dettagli e capaci di coinvolgere, che riescono ad equilibrare anche istanze tra loro contrastanti e che ispirano tutti noi”. Queste alcune delle parole con cui Alan Jones, presidente del Royal Institute of British Architects (RIBA), ha commentato il conferimento a Sir David Adjaye della Gold Medal 2021, uno dei più alti riconoscimenti nel campo dell’architettura. L’architetto anglo-ghanese, il cui studio Adjaye Associates è stato fondato nel 2000 e oggi ha sede a Londra, New York ed Accra, è conosciuto per progetti come lo Smithsonian National Museum of African American History and Culture, a Washington, DC (2016) o la Ruby City, un art centre a San Antonio, Texas (2019). L’approccio alla progettazione di David Adiaye, così come viene acutamente tratteggiato dal presidente del RIBA, è un tratto riconoscibile nei suoi lavori ed è una chiave di lettura importante per il progetto della cattedrale nazionale del Ghana, la cui costruzione è iniziata nel marzo 2020 nella capitale Accra. Pensata come luogo di culto interconfessionale, landamark dell’architettura contemporanea a livello nazionale e continentale e come luogo pubblico e di rappresentanza per cerimonie di stato, la cattedrale trova spazio in una stretta e lunga striscia di verde che si estende per 5,5 ettari mettendo in connessione il sito con il centro nevralgico e celebrativo dello stato ghanese formato da l’Independence Square, l’Osu Cemetery, la State House e l’Africa Unity Circle. L’asse processionale taglia questi nuovi giardini, concepiti come alternanza di paesaggi che si incuneano nel tessuto della città, conducendo al basamento di calcestruzzo armato in parte interrato e scolpito da due monumentali scalinate di accesso sui lati nord-orientale e sud-occidentale. Il podio ospita quindi molti e diversi ambienti che si mettono in relazione con la vita che scorre nelle strade della capitale: spazi polifunzionali e parcheggi, spazi per gli eventi e per la preghiera, una scuola di canto e una galleria d’arte, una cripta. Tra le diverse funzioni che animano la parte inferiore dell’edificio di particolare interesse é il museo e centro di documentazione sulla Bibbia, primo in Africa nel suo genere, il quale permetterà ai visitatori di approfondire la storia della Cristianità e il processo di costruzione della nazione ghanese. Poggiata sulla cima del podio e progettata in una scala che dialoga con il paesaggio e i principali monumenti della capitale, si trova la grande aula per le celebrazioni che può contenere fino a 5.500 posti a sedere ed è dotata di un grande battistero e diverse cappelle. La grande copertura viene drappeggiata sopra le teste dei fedeli in una serie ascendente di grandi vele di calcestruzzo che si stendono dai due lati opposti dell’aula creando uno spazio libero e privo di colonne largo 80 metri. L’immagine della tenda sulla quale è modellata la copertura evoca con forza elementi che appartengono al linguaggio dei simboli Cristiani e al patrimonio tradizionale Ghanese: la tenda è il Tempio dell’Antico Testamento e il baldacchino un oggetto fortemente connotato del rituale; allo stesso tempo si richiama ai parasole che nella cultura ghanese rimandano al seggio del potere della nazione “lo Sgabello” e al baldacchino che ombreggia e protegge il potere spirituale “il Boaman”. Il progetto prende perciò questi simboli di regalità e venerazione religiosa e li democratizza, ripartendoli dal singolo ai molti, e punta a definire una rappresentazione fisica di unità, armonia e spiritualità. Attraverso una celebrazione autentica della tradizione e della cultura ghanese, si crea un luogo che nelle intenzioni dei progettisti vuole garantire ispirazione, riflessione e devozione condivisa. La copertura così concepita sarà inoltre un’immensa tela bianca per gli artisti ghanesi e africani che lo studio Adjaye Associates ha chiamato a collaborare per la decorazione e la realizzazione degli arredi sacri della cattedrale. “Il mio interesse per monumenti e memoriali nasce dal desiderio di produrre un’architettura rappresentativa della coscienza collettiva. Oggi ciò richiede di ripensare queste opere da oggetti statici a spazi dinamici, sfruttando la capacità della nostra disciplina di creare un’esperienza temporale e spaziale” affermava David Adjaye in un’intervista ad Artribune in riferimento a Making Memory, la sua monografica sul tema del monumento al Design Museum di Londra. Queste parole, insieme alla forte carica di impatto sociale e di sperimentazione con cui l’architetto innerva le sue realizzazioni, possono allora fungere da trama per comprendere quanti e quali fili David Adjaye tessa nel progetto della cattedrale nazionale del Ghana, che, pur partendo da una chiara -e forse retorica- istanza laica, prova a tenere insieme le diverse sensibilità di devozione e la storia di un popolo, intrecciandoli strettamente alla dimensione sociale e comunitaria che l’architetto assegna all’architettura. “L’architettura, per me, ha sempre avuto a che fare con il creare la bellezza, per l’edificazione di tutti i popoli che popolano la terra e per l’evoluzione della professione. L’impatto sociale di questa disciplina è stato, e continuerà ad essere, la forza che guida alla sperimentazione che dà forma al mio lavoro”.
Francesco Menegato
documentazione per gentile concessione studio Adjaye Associates