Tesi di laurea di Luisa Di Costanza_Seconda Università degli Studi di Napoli

ArchitetturaCOSMOpolita_Chiesa Ortodossa Sinagoga Moschea

“La tesi di Luisa Di Costanza, che ha come oggetto un sistema di edifici di culto, nasce da un desiderio: quello di offrire una risposta alle problematiche d’integrazione presenti nel territorio Aversano. La società multietnica derivante dal crescente processo migratorio ha importato tradizioni e culture autoctone dai diversi paesi di origine. Ed è da questa compresenza che nasce l’idea di questo sistema,  improntato allo scambio e al rispetto reciproco fra tre delle principali confessioni: l’Islam, la Chiesa greco-ortodossa e l’Ebraismo. Il progetto, elaborato con profitto da Luisa Di Costanza, affronta un tema particolarmente sensibile sia in termini simbolici sia in prospettiva pedagogica configurandosi attraverso un organismo distinto e coeso al tempo stesso. Un progetto  che si incarica di promuovere la conoscenza dell’altro, l’accoglienza di una comunità cosmopolita e lo scambio delle differenti culture religiose.”

Prof. Arch. Efisio Pitzalis

 

Il soggetto di questa Tesi, il suo significato e il suo scopo è contenuto nel titolo: “Architettura COSMOpolita_Chiesa Ortodossa Sinagoga Moschea”.

Essa nasce come la conseguenza naturale del desiderio  di progettare un’Architettura che cercasse di dare risposta ai reali bisogni della Società.  Era  dunque necessario che questo progetto fosse intimamente connesso al territorio , l’Agro Aversano. Conoscere i bisogni della Società significa di conseguenza conoscere la Società stessa, una Società Cosmopolita, portatrice di culture e tradizioni eterogenee, espresse anche e soprattutto dalla Confessione Religiosa. Da ciò la scelta di progettare un polo religioso dedicato a Tre delle  confessioni professate maggiormente in Italia dopo il Cattolicesimo: l’Islam, la Chiesa Greco-ortodossa e l’Ebraismo.

Il Progetto

Il progetto prende le mosse da tre organismi distinti. Si è posta la necessità di connettere queste attività sia simbolicamente che concretamente, trasformandole in un unico organismo coeso. Dal punto di vista formale quest’unione è tradotta in un Nastro che, alzandosi ed abbassandosi, avvolgendosi su se stesso o diramandosi in più direzioni, crea percorsi ed edifici, aree verdi e costruite, piegandosi letteralmente alle necessità dettate dalle funzioni.  Il secondo e più importante presupposto al progetto è stato l’orientamento obbligato degli edifici religiosi, che ha fortemente condizionato il posizionamento nel lotto dei vari edifici, con conseguente distribuzione fra gli stessi delle attività accessorie. Il terzo presupposto è stato l’inserimento all’interno del progetto di un’area a mercato scoperto dovuta essenzialmente a due ragioni: la prima è di tipo culturale, di fatti le attività religiose sono state per secoli il fulcro delle attività commerciali e sociali; la seconda è di natura pratica, data l’assenza sul territorio comunale di un’area ad esclusivo uso di mercato. Il concept non poteva dunque che tradursi nella realizzazione del suddetto Nastro conduttore, intuibile sin dall’ingresso al lotto, dove una lunga fascia verde accompagna il fruitore a un sistema di rampe, incontrando in alternanza spazi verdi, spazi per la sosta, aree a mercato ed edifici religiosi che, senza soluzione di continuità si susseguono, creando un viluppo organico e fluido.

La Chiesa

Per capire quali fossero gli elementi indispensabili alla progettazione della Chiesa Ortodossa ci si è affidati non solo a testi di riferimento, ma al confronto diretto con alcuni fedeli professanti tale confessione, data la ricerca infruttuosa di ministri di culto interessati alla collaborazione a questa Tesi. Sono subito emersi dei riferimenti ad alcune caratteristiche formali tipiche degli edifici adibiti a questo culto, come la Cupola, l’Iconostasi e il Fonte battesimale. Era necessario, a mio avviso, conservare questi elementi, rielaborandoli comunque secondo un linguaggio coerente all’intero progetto. L’aula liturgica assume dunque una forma ellittica che, ripresa in alzato, si trasforma in una spirale che, avvolgendosi su se stessa, rimanda all’idea dell’Infinito, del Divino, ricordandoci suggestivamente la tradizionale Cupola. Unico punto svettante dell’edificio è il Campanile. In pianta la distribuzione planimetrica si focalizza sui due successivi elementi, l’Iconostasi e la Fonte battesimale . L’Altare, come vuole la tradizione, è nascosto da una parete divisoria: l’Iconostasi. Generalmente di legno intagliato e decorato, è qui pensata come un’alternanza tra vetro satinato e trasparente, accennando solo nelle sagome all’iconografia tipica di questa cultura, rendendo il fedele, sebbene separato, più partecipe alla funzione. L’altro elemento, il Fonte battesimale, è pensato di dimensioni  imponenti, a sottolinearne  il ruolo centrale nella liturgia e nell’edificio. Tali elementi vengono ulteriormente sottolineati dalla presenza delle opere d’arte americana Jodi Simmons, dal sapore quasi bizantino.

La Sinagoga

La Sinagoga è l’edificio più compatto tra i tre, essenzialmente perché è progettata per accogliere solo 300 fedeli. Sebbene l’ebraismo non preveda un elemento architettonico svettante, che richiami i fedeli al culto, come le altre due religioni, la continuità organica è garantita dalla forma che lo stesso edificio assume, rimandante alle tende tipiche delle tribù nomadi, suggerendo un rimando  agli albori di questa religione. L’aula di preghiera è divisa in due grani ali da una sorta di corridoio centrale, avente come poli il Leggio da un lato, e dall’altro l’Aron, armadio contenente i rotoli della Torah, con antistante il podio per il Menorah. Questi due poli, sebbene agli antipodi, consentono una sorta di processionalità, richiesta dal rito, ma rendono la funzione visibile a tutti i fedeli. La luce nell’ambiente interno è filtrata dalla parete vetrata, retrostante a una pellicola in cor-ten, che prende la forma di una preghiera ebraica, e rende l’ambiente suggestivo.

La Moschea

La Moschea è la più ampia dei tre edifici, e può ospitare fino a 2000 fedeli. Essa si discosta molto per forma dalle moschee canoniche, pur mantenendone la struttura essenziale. Assume forma ogivale dove, all’aula di preghiera, si va ad innestare una sorta di Deambulatorio, un chiostro coperto, contenete gli spazi accessori, che si affaccia sul cortile di pertinenza dell’edificio. Come da tradizione gli spazi sono suddivisi tra sezioni maschili e femminili, di cui quest’ultimo assume la forma di “matroneo”. Entrambi gli spazi guardano verso il Mihrab, nicchia della preghiera, posta sul muro sacro, la Qibla. Questi ultimi due elementi si fondono, andando a creare un’abside traforata, che guarda verso La Mecca. Ad indicarne la direzione è stata posta una stele al centro del muro Qibla, affiancato dal Minbar, pulpito dal quale l’Imam guida la preghiera. Tutto l’ambiente è sovrastato da una grande cupola vetrata, anch’ essa traforata, che si connetta in una fascia ideale con il Mihrab, e il Minareto. Questi elementi si fondono fino a creare un prospetto fluido dal quale è però possibile leggere quali sono gli elementi sacri, simbolici ed indispensabili nel culto islamico.

 Arch. Luisa Di Costanza

 

Seconda Università degli Studi di Napoli

Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale “Luigi Vanvitelli”

Tesi di laurea sperimentale in Progettazione Architettonica e Urbana

Relatore: Prof. Arch. Efisio Pitzalis

Referente: Prof.ssa Roberta Giunta

Correlatore: Arch. Caterina Belardo

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