Non sono solo sotto la prova della natura scatenata, le Filippine. Sono anche luogo dove si coltiva la speranza e pian piano si cresce nella fede. Il sorgere di una nuova chiesa è il segno tangibile di questo fatto: sempre l’edificio dove si ritrova la comunità ne diventa il simbolo e allo stesso tempo il deposito della propria identità.
A Manila, la capitale da oltre un anno è in costruzione la chiesa di San Paolo. Ha tante particolarità che la rendono degna di nota.
È ubicata nella baraccopoli chiamata Tondo, luogo sorto come enorme discarica fumante dove frotte di bambini ogni giorno cercano di recuperare oggetti e materiali riciclabili. E, poiché emerge là dove più intensamente si respira l’acre odore della miseria, la nuova chiesa si riveste di rilievo simbolico ancora maggiore. È come la dichiarazione di non cedere di fronte alle avversità, come una porta verso un nuovo orizzonte, al di là dei limiti del presente.
La chiesa ha un’architettura semplice, lineare. È rivestita della pietra locale ed è chiara come le ali degli angeli.
Il progetto è di un architetto italiano, Danilo Lisi, già autore di diverse altre chiese, tra le quali la più nota è quella, anch’essa intitolata a San Paolo, costruita alcuni anni fa nella sua città, Frosinone.
La chiesa di Manila è studiata con fenditura lineari che consentano la circolazione dell’aria – e dalla luce – in modo tale da creare un condizionamento naturale all’interno. In pianta ricorda le antiche basiliche romaniche: un rettangolo con un’abside che segna la parete opposta a quella dell’ingresso.
Non servono enormi sforzi per significare il suo essere chiesa. Il lindore ha un valore di per sé forte, e poi l’orientamento, le campane, la croce…
Soprattutto il senso di speranza che il suo sorgere rappresenta per la comunità.
La chiesa continuerà a crescere, a prescindere dalle avversità. Segno di un popolo dove la fede è un baluardo non espugnabile.