Church for the Future BAM. Miracolo a Milano

 

In dieci giorni di lavoro intenso e innovativo, venti studenti del workshop Church for the Future della Scuola di Architettura Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano hanno pensato come reinterpretare quattro luoghi all’interno della Biblioteca degli Alberi. Con pochi elementi materici e leggere costruzioni di luce, introducono nuovi spazi effimeri di raccoglimento e preghiera.
Oltre le intricate questioni urbane della città, queste proposte hanno saputo innestarsi, tra i piccoli boschi circolari e lungo la rete dei percorsi, senza forzature, con gioia ed estrema misura. Sono luoghi reali, essenziali, silenziosi, pensati per accogliere chi cerca un momento per fermarsi: per semplicemente essere persona spirituale.

 

Area 1_Pini
Federica Amendola, Simone Lorello, Alessandro Maria Marchini, Lorenzo Rota, Andrés Esteban Triviño Laverde

In un tempo di guerra, combattuta nel nome di ideali religiosi e politici, lo Spirito è forse l’unica cosa che ci può ancora salvare. Questa cappella nasce come un luogo di introspezione, pensato per accogliere chi lo attraversa e attrarre chi lo osserva, offrendo una pausa silenziosa nella frenesia metropolitana.
Tra i pini crescenti della Biblioteca degli Alberi di Milano prende forma un punto d’incontro fra architettura, natura e spiritualità, proprio ai piedi di un iconico gesto architettonico: il Bosco Verticale. Inserito con delicatezza nella trama diagonale dei percorsi, in un’oasi circolare del parco, il padiglione sembra crescere naturalmente dal terreno, quasi ne fosse un’estensione spontanea. Il ritmo crescente della sua struttura guida lo sguardo e il passo dei visitatori, accogliendoli lungo i tracciati interni e anche dalla strada adiacente. Gli elementi lignei si piegano su sé stessi e si elevano progressivamente, generando un invito discreto a entrare, a scoprire uno spazio altro, dove lasciare fuori il normale esistere. È un rifugio pensato per il raccoglimento e la meditazione, ma anche per il semplice ascolto di sé stessi. Il disegno architettonico si fonda su un ritmo di ritti verticali che si infoltiscono fino a costruire un nucleo che appare quasi solido, ma è in realtà permeabile. In questo cuore fatto di luce e legno, le persone possono sostare, dialogare o meditare. È uno spazio senza tempo, dove spiritualità e quotidianità s’incontrano. L’intera costruzione appare leggera, quasi sospesa, come un’installazione che non altera l’ambiente ma lo abita con rispetto. I tre pini già presenti nell’area diventano parte integrante dello spazio, eccentricamente inglobati e valorizzati, rafforzando la sensazione di pace e connessione con la natura, senza per questo renderla oggetto di venerazione. Grazie a un’architettura timida e accogliente, i cittadini possono ritrovare un luogo misurato, posto con delicatezza tra i maestosi edifici di Porta Nuova, immerso nella raffinata semplicità della Biblioteca degli Alberi.

 

 

 

Area 2_Pioppi
Fatima Afandiyeva, Magda Gaspar Queta, Moradi Sepideh, Kristina Telitchenko, Yuzhou Tong

Il progetto è iniziato come un’esplorazione collaborativa attraverso strumenti di intelligenza artificiale, tramite i quali abbiamo generato delle direzioni concettuali per uno spazio di meditazione orientato al futuro. Queste prime idee esploravano temi legati all’atmosfera spirituale. L’evolversi del design ci ha portati a una revisione completa dei materiali, orientandoci verso texture ed elementi naturali in grado di evocare calore, silenzio e radicamento, qualità essenziali per questo spazio. Abbiamo elaborato il percorso d’ingresso principale per creare una soglia cerimoniale.
La pianta è stata sviluppata a partire dall’elaborazione IA, traducendo il ritmo esterno in una logica interna. La relazione tra involucro e spazio è diventata un principio guida, sostenendo sia la chiarezza strutturale sia il simbolismo spirituale. Infine, abbiamo prodotto una visualizzazione notturna per esplorare il ruolo della luce. L’illuminazione, studiata in modo sottile, trasforma la cappella urbana in un faro silenzioso: dopo il tramonto brilla delicatamente, senza dominare l’ambiente.
Il progetto si è evoluto in un’affermazione architettonica contemplativa. Questa installazione temporanea è concepita come uno spazio spirituale non confessionale aperto a persone di tutte le fedi o di nessuna. Un rifugio silenzioso per la preghiera condivisa che invita all’introspezione e alla connessione attraverso la luce, i materiali e la geometria. L’involucro traslucido diffonde dolcemente la luce naturale, mentre la struttura di legno favorisce un senso di accoglienza e morbidezza. Le sue forme circolari e fluide incoraggiano il movimento, la contemplazione e l’unità, abbracciando una sacralità senza confini.
La struttura del piccolo complesso è costituita da un sistema modulare di piattaforme rialzate ed elementi verticali pensato per essere completamente reversibile, non invasivo e conforme ai requisiti per installazioni temporanee in spazi verdi pubblici come BAM. Questo sistema costruttivo garantisce stabilità, facilità di montaggio e smontaggio, pieno rispetto per l’ambiente ed è adatto a installazioni di durata compresa tra pochi mesi e un anno.

 

 

Area 3_Meli ornamentali
Anna Betti, Sofia Caucci Molara, Aurora Galloni, Thomas Ghinelli, Robert Vicol

In nuovo cuore della città, la Biblioteca degli Alberi di Milano, fra i giganti di vetro e acciaio che toccano il cielo, là dove due sentieri s’incrociano, disegnando un triangolo verde inscritto in un cerchio di natura, affiora una presenza silenziosa, un padiglione che sembra respirare con la terra.
È come un seme antico sbocciato fra le geometrie ordinate del parco, un abbraccio di legno curvo che accoglie il viandante con la grazia di un gesto eterno. La struttura sembra sollevarsi appena dal terreno, in equilibrio sottile, quasi sospesa. Il legno di larice – declinato in sfumature diverse – dialoga con la luce e con il verde circostante, fondendosi nel paesaggio con naturalezza. La sua pelle traforata filtra la luce come foglie danzanti, proiettando sulle pareti ombre mobili, preghiere mute dettate dal sole. Non ha porte, non ha confini ma soglie: è un invito a fermarsi, a entrare nel ritmo lento del respiro, a lasciare fuori il brusìo del mondo e sintonizzarsi con il battito quieto del proprio cuore e con il bisogno di spiritualità lì nascosto.
Chi vi entra, si ritrova in un ventre caldo e avvolgente, come in una culla primordiale. Il legno racconta storie antiche, il silenzio risuona più forte di mille parole. Non servono riti, non servono simboli: basta esserci. In quella conchiglia, nei petali scolpiti dall’armonia, l’architettura si fa preghiera, si fa ascolto, si fa pace. È un rifugio senza tempo, dove l’anima si alleggerisce e il futuro, per un attimo, si fa presente luminoso.
Questo padiglione non è soltanto una costruzione: è un’esperienza. Un passaggio discreto tra il caos urbano e la dimensione più profonda dell’essere. Un punto di incontro tra natura, spiritualità e innovazione, posto a dimostrare come, anche dentro la città, sia possibile ritrovare un tempo lento, uno spazio autentico per tornare a sé stessi. Un miracolo urbano, fragile e potente.

 

 

Area 4_Presso il laghetto
Gabriele Maria Anglois, Yao Fang, Rafael Madeira Biscotto, Nicole Miglio Mazzone, Pranali Pawar

Inserito su un breve declivio tra due cerchi della BAM e in prossimità del laghetto, lo spazio spirituale si solleva leggermente da terra su una piattaforma di legno, creando un lieve senso di distacco dal mondo quotidiano. L’accesso è segnato da una rampa che inizia nell’erba, tracciando una transizione delicata, un invito a camminare dolcemente prima di raggiungere il luogo di silenzio e preghiera.
La struttura è composta da un’intelaiatura lignea visivamente porosa e un volume racchiuso che offre radicamento e protezione. La piattaforma stabilisce un contatto: si crea una relazione con lo spazio interno, pur restando in connessione con la natura. Le file di sottili pilastri invitano a entrare in una camera buia, dove la luce naturale si affievolisce gradualmente mentre si cammina attorno a una parete centrale mobile che può anche fungere da supporto espositivo. Gli occhi si adattano all’oscurità ed ecco come una porta, con una sottile luce che filtra ai bordi del telaio, apre il passaggio verso l’ambiente successivo. Qui pannelli tessili traslucidi filtrano la luce diurna in un bagliore soffuso, sfumando il confine tra interno ed esterno. Questa luce filtrata, combinata con i toni naturali del legno, crea un ambiente calmo e meditativo.
Lo spazio è minimale, ma intenzionalmente articolato: lunghe panche basse emergono dalla struttura, incoraggiando incontri informali o momenti di silenziosa contemplazione. Sopra le teste, gli elementi di tessuto leggero si tendono lungo il soffitto, ammorbidendo l’acustica e introducendo con la loro presenza una sottile dimensione rituale. Questo diafano baldacchino richiama gli spazi sacri tradizionali, ma senza un’iconografia prefissata, permettendo allo spazio di rimanere aperto a pratiche spirituali diversificate o a una riflessione laica. Invece di servire una forma religiosa specifica, questo luogo è concepito come spazio di presenza plurale, ascolto e quiete interiore. Offre un momento di pausa all’interno della città: non come fuga dalla vita, bensì come esperienza autentica da cui ritornare ad essa con maggiore consapevolezza.

 

 

 

Workshop didattico “Church for the Future BAM”, Scuola AUIC – Politecnico di Milano, 30.06-10.07-2025

Con il sostegno di Conferenza Episcopale Lombarda, 8Xmille della Chiesa cattolica, Fondazione Frate Sole di Pavia
In collaborazione con la Biblioteca degli Alberi di Milano

Staff didattico: Tino Grisi con Francesca Daprà e Andrea Marcuccetti
Responsabile accademico: Marco Bovati
Docenti e ospiti: Francesca Colombo, Carlo Capponi, Laura Lazzaroni, Francesca Leto, Danilo Lisi, Alessandro Andreini, Mario Nanni, Enrico Bergonzoni, Marco Borsotti, Luigi Leoni, Paolo Belloni, Umberto Bordoni.

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