GELLNER E CARLO SCARPA| NOSTRA SIGNORA DEL CADORE

La chiesa nel Villaggio di Corte di Cadore

Nessun edificio dovrebbe sorgere sopra la cima di una collina o sopra alcunché. L’edificio deve piuttosto far parte della collina, appartenerle nell’intimo. Collina ed edificio possono convivere felicemente esaltandosi l’uno per l’altra

(Frank Ll. Wright)

La realizzazione della chiesa di Nostra Signora del Cadore situata all’interno del villaggio ex Eni di Corte di Cadore, racchiude in realtà molte storie che, come spesso accade per i capolavori, si intrecciano tra loro coinvolgendo luoghi, personaggi e vicende storiche. L’idea di realizzare la chiesa nasce indubbiamente dalla volontà di Enrico Mattei il quale, diventato nel 1954 presidente dell’ENI, decise la costruzione di un villaggio per le vacanze aperto a tutti i dipendenti del grande gruppo petrolifero. Il programma iniziale, ricorda Gellner, era abbastanza modesto e prevedeva un centinaio di casette, una colonia per bambini, un campeggio per i ragazzi; il tutto corredato da un piccolo centro servizi e da una chiesa. Mattei, che sicuramente era uomo di fede, vedeva nella chiesa il centro attorno al quale si sarebbe radunata la popolazione del villaggio. In questo processo virtuoso, anche la stessa idea della chiesa fu notevolmente sviluppata fino a diventare il cuore di tutto l’impianto urbanistico e paesaggistico del villaggio.



Le immagini sono dell’Archivio StudioGellner. Foto di Alessandra Chemollo.



Quando nel 1956 Gellner chiese a Carlo Scarpa di collaborare al progetto della chiesa del villaggio, il complesso era già in avanzata fase di progettazione e la costruzione procedeva spedita con le strade, gli edifici della colonia e i primi nuclei di casette. Anche la posizione e la forma generale della chiesa era già stata decisa nei numerosi piani di dettaglio della zona centrale.

La collaborazione si rivelerà da subito molto delicata: a Gellner, infatti, toccherà il non facile compito di convincere il Maestro a rinunciare agli eccessivi virtuosismi formali riconducendo la progettazione a forme più elementari, in armonia con il contesto naturale e con quell’idea di nuovo paesaggio costruito che egli tanto ricercava. L’analisi cronologica dei disegni e degli schizzi elaborati durante quella prima sessione di lavoro dimostra come il dialogo tra i due architetti diventasse sempre più elaborato e concreto fino a convergere verso forme via via più definite.

Nel settembre del 1956, al termine della prima settimana di lavoro, la chiesa aveva già assunto la sua caratteristica forma, con la grande aula scandita da colonne che sorreggono coppie di costoloni su cui sono poggiate le due grandi falde del tetto inclinate a 60°. La parete di fondo in cemento comprende nella geometria angolata la cappella di sinistra e il basamento della torre di destra che all’esterno sorregge la cella campanaria sormontata da una guglia. Il fronte di ingresso è analogamente articolato per accogliere una cappella esterna, un profondo ingresso e il portico che collega il livello della chiesa con la sottostante piazza. Le forme organiche e angolate creano un profondo legame dell’architettura con il terreno, mentre la guglia consente all’edificio di assumere una valenza paesaggistica nell’ambiente circostante caratterizzato dalla profonda vallata e dalla cima dell’Antelao. Anche i prospetti e le sezioni sono già perfettamente leggibili nell’equilibrio e nel bilanciamento dei volumi, sempre verificati dagli architetti con schizzi e appunti a margine dei disegni. Compaiono le prime indicazioni sui materiali e sulle finiture con possibili ampie campiture a mosaico o affresco della parete di fondo.



Le immagini sono dell’Archivio StudioGellner e dell’Archivio Progetti IUAV: fondo Gellner



Verso la fine del 1956 venne fissato un appuntamento con l’ing. Mattei, previsto per il 6 gennaio alle ore 18.00 a Brunico, in cui presentare il progetto della chiesa. Ci fu quindi un frenetico lavoro per portare a compimento il progetto e da Venezia arrivò anche Scarpa che lavorò in studio quattro giorni. Al termine di queste due intense sessioni di lavoro il progetto era ormai definito, vennero disegnati tutti i prospetti e le sezioni principali; fu realizzato anche un modello in legno della chiesa che venne collocato sul posto e fotografato secondo varie viste per avere la verifica del corretto inserimento ambientale dell’edificio nel grande scenario della Valle del Boite. Nonostante emergessero alcuni problemi, quali la guglia troppo corta e la facciata posteriore con il costolone incastrato ancora non ben risolto, Gellner poteva dirsi soddisfatto. Le falde del tetto del modello presentato a Mattei erano asportabili, per rendere immediatamente comprensibile l’articolazione dello spazio interno scandito dai costoloni; in tal modo veniva inoltre messo in evidenza un fatto assolutamente innovativo per una chiesa di allora: contro ogni prassi e prescrizione l’altare era girato versus populum. Probabilmente la proposta di Gellner non aveva finalità simboliche quanto architettoniche rispetto allo spazio progettato, ma l’idea venne accolta da Scarpa e sottoscritta dal committente Mattei, sempre aperto a nuove idee. Nonostante il manifesto disappunto della locale commissione episcopale, la chiesa venne benedetta il 27 agosto del 1961 alla presenza di Mattei e del ministro Segni. Solo qualche anno più tardi, il Concilio Vaticano Secondo avrebbe introdotto la norma che imponeva la rotazione degli altari.

Michele Merlo

Bibliografia essenziale:

• Mancuso F., 1996, “Edoardo Gellner. Il mestieri di architetto”, Electa Milano

• Gellner E., Mancuso F., 2000, “Carlo Scarpa e Edoardo Gellner. La chiesa di Corte di Cadore”, Electa Milano

• Biadene P., 2000, “La chiesa di Corte di Cadore” saggio fotografico – AP IUAV

• Fois V., Merlo M., 2004, “Edoardo Gellner, Percepire il pesaggio”, Skirà Milano

• Pozzetto M., Merlo M., 2003, Edoardo Gellner. Interni/Interiors”, Skirà Milano

• Merlo M. (a cura di), 2008, “Edoardo Gellner. Quasi un diario. Appunti autobiografici di un architetto”, Gangemi Roma

 



Le foto sono per gentile concessione di Dario Canciani  –  studioACME  . Tutti i diritti riservati.



 

 

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