“Papa Francesco e gli artisti. Intervista ad Andrea Mastrovito”

 

Intervista ad Andrea Mastrovito

 

Anzitutto, Andrea Mastrovito, quale emozione ha provato quando le è stato trasmesso l’invito all’Udienza Papale che si è tenuta nella Cappella Sistina la mattina di Venerdì 23 Giugno ? Che cosa ha provato nel suo essere lì a rappresentare con altri circa 200 artisti il panorama artistico internazionale ?

Sicuramente in quel momento si è disegnato un gran sorriso sul mio volto, e l’ho subito comunicato a mia moglie, chiamandola dallo studio di Brooklyn.

Io e Francesca, assieme ai miei genitori, avevamo già incontrato Papa Francesco nel 2016 e la foto di quella mattina ci osserva tutti i giorni dal salotto di casa.

In quest’occasione, oltre alla felicità di incontrare nuovamente il Santo Padre, si sono aggiunte due bellissime particolarità: la possibilità di stare all’interno della Cappella Sistina per oltre due ore e mezza, fantasticando di avere una sedia volante per poter spiccare il volo ed avvicinarmi agli affreschi di Michelangelo, di Botticelli, Perugino, Signorelli etc…; e poi il fatto stesso di essere lì assieme a grandi artisti come Anselm Kiefer, Doris Salcedo, Anish Kapoor, Andres Serrano, Giuseppe Penone, Stefano Arienti e tanti altri mi ha riempito di gioia e ammirazione e, lo ammetto, anche un po’ di orgoglio.

Come direbbero i miei assistenti, “ci sta”.

Quale parte o messaggio del discorso del Santo Padre l’ha colpita maggiormente?

Il discorso è stato intenso, immaginifico e dolcissimo. Mi ha colpito moltissimo il modo in cui tutti gli artisti, attorno a me, l’hanno immediatamente recepito e fatto proprio. Le Sue parole hanno centrato perfettamente il punto della situazione, raccontando la natura della pratica artistica e persino la natura stessa di noi artisti con poche, semplici parole e riferimenti, sottolineando come la spiritualità sia una caratteristica dalla quale, in un modo o nell’altro, incanalato o meno dalla religione, noi artisti non possiamo in alcun modo prescindere.

Ma, ripensandoci, l’accenno finale ai poveri è quanto mi è rimasto maggiormente impresso. Papa Francesco ha esplicitamente richiesto a noi artisti di rivolgerci anche e soprattutto ai “poveri”.

E questo è un discorso davvero centrale nella nostra pratica, dacchè senza i “ricchi” collezionisti non vivremmo e, per tale motivo, spesso l’arte viene considerata qualcosa di strettamente elitario e relativo alle classi più abbienti. In realtà il messaggio di ogni artista è primariamente, intimamente umano, e non si dirige solo a certe categorie, quanto piuttosto a tutto il mondo, ad ogni essere vivente, e pertanto è stato un bene ricordarlo sia a noi che eravamo presenti sia a tutto il mondo in ascolto.

Mastrovito, lei ha lavorato per la Chiesa dell’Ospedale “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo e recentemente per la Cappella del Foyer Catholique Européen per la quale ha realizzato l’opera “Gv 14:16-17”. Che cosa significa per lei operare come Artista per uno spazio Sacro ?

Ci sono difficoltà differenti rispetto al solito. Diciamo che non si è interamente e completamente liberi come lo si è in studio, ma ci si ritrova in un campo da gioco, con regole, schemi, dimensioni già predefinite e sul quale hanno già giocato i più grandi campioni. Io sono un artista che non ama in alcun modo le commissioni. Le rifiuto sempre, a meno che siano pubbliche o che abbiano comunque a che vedere con spazi destinati ad essere utilizzati da più persone. Lavorare per un singolo collezionista credo abbia poco senso, per come sono fatto, mentre lavorare con l’obiettivo di parlare ad una grande massa di gente, ad un pubblico vasto è uno dei perni del mio lavoro, anche se tutto nasce sempre, naturalmente, da una ricerca il più intima possibile, che possa poi, attraverso il processo creativo, trasformare il personale in universale.

Pertanto negli spazi Sacri bisogna, innanzitutto, confrontarsi con almeno mille anni di storia dell’arte. Superato questo primo ostacolo, non semplicissimo, c’è la necessità di misurarsi con le richieste del committente e con l’iconografia preesistente riguardante quel tema.

Questo è fondamentale per poter raffigurare il tema assegnato (la Crocifissione ed il Golgota a Bergamo, lo Spirito Santo nel Foyer di Bruxelles) in maniera più autentica possibile. Se, ad esempio, per la chiesa dell’ospedale di Bergamo le difficoltà che affrontai furono più che altro tecniche (realizzare quelle vetrate sagomate era pressochè impossibile e si riuscì solo grazie alla maestria straordinaria del grande Lino Reduzzi, maestro vetraio, mosaicista e restauratore sopraffino), per quanto riguarda Bruxelles mi trovai inizialmente in difficoltà in quanto lo Spirito Santo è sempre qualcosa di difficilmente raffigurabile, persino a parole è sempre complesso spiegarlo e spiegarne (e capirne) il ruolo della Trinità. Solo dopo la lettura di alcune note sullo Spirito inviatemi da Giuliano Zanchi cominciai ad aprire gli occhi sul tema. Il testo terminava con queste parole: “Allora lo spirito si infila come un vento in una casa facendo volare molte scartoffie e cambiando completamente aria. Non si sa mai quando arriva. Lo si scopre solo quando è arrivato.”

Queste poche frasi dipinsero all’istante l’immagine di partenza – il vento che sconquassa tutto attorno a sé – dalla quale poi tutto derivò abbastanza velocemente, prendendo rapidamente la forma prima di schizzi e poi di un grande fregio in legno intarsiato.

Come il mondo dell’Arte può accogliere il messaggio lanciato da Papa Francesco e quali sono le prospettive che si intravedono dopo l’evento di Venerdì 23 Giugno ?

Come ti dicevo, sono rimasto molto colpito dall’applauso dolce e sentito dell’assemblea all’ingresso del Papa in carrozzina.

Era un gesto di vero amore reciproco. Come ben sai Chiesa e Arte hanno preso strade diverse oltre un secolo e mezzo fa. Il Concilio Vaticano II ha cercato di riportare il dialogo fra le due realtà, ma lo spirito di questo cambiamento si è spento pian piano dagli anni Settanta ad oggi, tanto che troviamo chiese ed opere nelle chiese oggettivamente terribili a livello sia estetico che persino liturgico e teologico.

Per quanto possa valere la mia opinione, io credo che, oggi, ci sia una grande, grande disponibilità da parte degli artisti a mettersi nuovamente in gioco con la Chiesa e lo Spazio Sacro. Non conto più tutti i colleghi che, negli ultimi mesi, mi hanno chiesto di collaborare in caso mi venisse proposto un nuovo “cantiere” in un chiesa.

Quindi la volontà da parte del mondo dell’arte c’è.

Bisogna quindi sperare che la stessa apertura e voglia sia presente anche nella Chiesa!

a cura di Michela Beatrice Ferri

 

L’installazione di Andrea Mastrovito all’abbazia di Fontevrault

 

 

la Cappella del Foyer Catholique Européen

 

 

foto courtesy  Andrea Mastrovito  

foto Cappella del Foyer Catholique Européen credits Walter Carrera.

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