Si è tenuto lo scorso 15 marzo il Seminario Internazionale “La Chiesa nella città a 50 anni dal Concilio Vaticano II”, promosso dal Dies Domini Centro studi per l’architettura sacra e la città – Fondazione Card. Giacomo Lercaro e dalla Fondazione Frate Sole, Pavia.
L’iniziativa si inserisce nel programma triennale dell’OSSERVATORIO SULL’ARCHITETTURA SACRA creato come “luogo di riflessione sul tema dell’architettura religiosa e ambito di monitoraggio sulle ricerche architettoniche che a livello nazionale e internazionale si stanno svolgendo”. A partire dall’ottobre 2012, gli incontri annuali e su invito sono nati con l’intento di far incontrare architetti, artisti, teologi, liturgisti e membri degli uffici diocesani per discutere, a 50 anni dal Concilio Vaticano II, sul tema dell’architettura delle chiese rispetto al contesto urbano, alla liturgia e al suo valore simbolico[si veda il resoconto di S. Mavilio pubblicato da Thema https://themaprogetto.it/autonomia-e-norma-nel-progetto-architettonico-e-liturgico/]
Il programma
Attraverso la formula call for paper, il seminario ha visto la partecipazione di studiosi provenienti da diverse parti dell’Europa per presentare lo stato dell’arte delle ricerche rispetto a due grandi macro temi riguardanti: “Nuovi spazi per le comunità cristiane” e “La chiesa nella costruzione della città contemporanea”. Due grosse sezioni introdotte rispettivamente dalle lezioni magistrali del prof. Vincenzo Pace, sociologo delle religioni presso l’Università di Padova e della Prof.ssa Maria Antonietta Crippa, storica dell’Architettura del Politecnico di Milano.
La prima relazione introduttiva racconta le modalità con cui lo spazio della preghiera cambia secondo i principali indicatori di mutamento socio-religioso. La nascita delle megachurches rappresenta la creazione di luoghi sacri fuori dalla città, posti funzionalmente vicino alle strade ed autostrade; dal 2006 le chiese evangeliche tedesche ri-organizzano le city-churches con nuove funzioni pubbliche; la riflessione continua sulle parrocchie collocate all’interno di luoghi urbani con una particolare vocazione pubblica o commerciale e quindi gli esempi della Donau city-church di Vienna collocata nel mezzo del centro congressi o Kamppi Chapel, la cappella del silenzio nel centro commerciale di Helsinki.
Le nuove forme di aggregazione (cattolica e non) nelle nostre città sono il tema conduttore di questa prima sessione. Tra gli interventi (in allegato il programma): le modalità con cui si riconoscono alcuni gruppi ecclesiali, la scelta dei luoghi non sempre collocati all’interno di chiese (M.Frati); come la coesistenza di diverse Chiese nello spazio urbano non sia una connotazione solo dei nostri giorni in alcune aree già a vocazione multiculturale (D. Campobenedetto); la cappella cattolica all’interno Amoreiras Shopping Center di Lisbona (J.A. Da Cunha); le cappelle universitarie come luoghi adattati o creati ad hoc all’interno di aree universitarie cittadine (F. Radice); l’importanza del patrimonio religioso e la sua conservazione visto attraverso la lista del patrimonio mondiale (WHL) dell’Unesco (R.G. Val)
Nella seconda sessione, l’attenzione è posta sui cambiamenti della città contemporanea che inevitabilmente hanno determinato le nuove architetture religiose. La Crippa nel descrivere lo stato dell’arte si sofferma su come la storiografia architettonica del secondo Novecento abbia spesso diviso il problema dell’architettura da quello della città. Tale lacuna non ha fatto cogliere il significato dell’edificio chiesa (spesso inteso come parrocchia dal termine greco paroikìa, che significa “abitazione presso”) come casa della comunità, come luogo per dimorare e poi pregare e che, ricordando le parole del priore Enzo Bianchi, è espressione della presenza pubblica.
Tra le comunicazioni, l’attenzione è stata posta su: come l’utilizzo di cappelle provvisorie nella Lisbona degli anni 60, sul modello bolognese di Lercaro abbia poi creato dei modelli le cui scelte liturgiche, nel dare la priorità alle necessità della comunità insediata, sono state alla base dei progetti per le nuove chiese permanenti (J. L.Marques). E’ stato affrontato il tema di come l’effetto simbolico della chiesa va rivisto e ripensato in termini di servizio, come la paura di una scristianizzazione abbia influito sulla modalità costruttiva dell’edificio di culto in cui il valore formale è stato sostituito dalla necessità (G. Quattrone); le origini e la gestione di strutture religiose in Spagna all’interno di un processo di urbanizzazione con la promozione di complessi residenziali (E.F. Cobian).
Aspettative e criticità
Molti gli aspetti dell’iniziativa. In generale, le due sessioni esprimono il desiderio di far comprendere che quando si parla di Chiesa nella città il discorso diventa ampio, che la riflessione non si può (e deve) limitare alla semplice edificazione dell’edificio chiesa tout court ma che tale luogo da sempre riveste una centralità nello spazio urbano che più di ogni altro oggetto architettonico è mutato sapendo adeguarsi alle grandi trasformazioni secolari.
Rispetto al contesto europeo, sia la decisione di dare ampio spazio a comunicazioni brevi sia la scelta delle stesse ha aperto la riflessione ai diversi filoni di ricerca riguardanti l’edificio religioso sotto diverse prospettive, anche derivate dalle realtà locali o nazionali.
Rispetto al contesto italiano, si è evidenziato che sono ancora poche le Istituzioni Accademiche che investono con le loro ricerche su tale tema.
L’interessante e quanto mai attuale tema della multiculturalità è apparso un po’ fragile per l’assenza di casi studio atti a mostrare come l’ampio patrimonio religioso, nato come luogo per le comunità cristiane cattoliche, viene ripensato per una nuova destinazione d’uso e quali siano oggi le politiche adottate da quelle realtà urbane in cui la forte connotazione multietnica e plurireligiosa richiede nuovi luoghi o intere aree a servizio delle nuove comunità e rispettive ritualità.
Lo spazio dedicato al dibattito, ottimo strumento per aprire ulteriormente la riflessione sul tema, ha invitato ad una riflessione maggiore sull’importanza della presenza delle comunità parrocchiali nella descrizione del rapporto chiesa-città rispetto alle scelte architettoniche, liturgiche e pastorali e più in generale sulla forza delle realtà locali sulla definizione/localizzazione del luogo religioso nel contesto urbano. Altro nodo emerso è il rapporto tra l’aula liturgica e i cosiddetti annessi (i locali per le attività parrocchiali): il luogo destinato alla liturgia deve risultare un unicum con gli altri luoghi del complesso parrocchiale perché è in queste diverse funzioni che si crea nella sua interezza la casa della Chiesa (S. Dianich). Nel dibattito un altro invito è stato rivolto al tema della soglia/liminalità come un’altra modalità per intercettare i temi della liturgia, della città e della Chiesa (P.Tomatis) e ai problemi terminologici sull’uso del termine sacro e/o santo.