Progetto per un Tempio Interreligioso

Offerto dal Prof. Ludovico Micara all’Università di Pescara, il disegno di questo luogo pensato per dare il senso del “sacro” all’essere umano, in quanto essere religioso, al di là delle specifiche appartenenze, si svolge secondo un approccio di grande efficacia. Perché ricerca non l’assenza di significato, allo scopo di non ostacolare alcun “credo”, bensì di includere tutto quanto è pregnante e diffuso in quanto aspirazione umana alla trascendenza.

Ed ecco che la forma riconduce insieme a una sommatoria e a un’essenzialità. L’essenzialità dell’atto di fede con i suoi elementi caratteristici (l’unirsi delle persone nel rapporto col trascendente, l’orizzontalità che si incontra con la verticalità, il movimento centripeto che diviene tensione ascetica) si accosta a espressioni spaziali che si ritrovano nei luoghi dotati di valore simbolico per tante religioni (la cupola, la successione di soglie, il valore comunicativo dell’alternanza luce-ombra, le vibrazioni sottili del silenzio), le cui eco si sommano assieme.

Il tutto espresso con un linguaggio che riconduce a sintesi l’architettura contemporanea con le sue sperimentazioni e il segno come veicolo di tradizione.

Nella spirale a base quadrata, che sale intessuta di tagli di luce recando scritto nelle facce interne il nome di Dio in tante lingue del mondo, l’universalità e la singolarità, ciò che è proprio e quel che è comune si ritrova, riconciliato sotto il segno di quella fratellanza che è uno dei principali valori che esprime nella storia il pensiero religioso.

Altri si sono sperimentati in questo tema. Basti ricordare l’ultima opera di Philip Johnson, conclusa nel momento stesso in cui il maestro del moderno lasciava questa vita terrena: la cappella interreligiosa della pace a Dallas. Un’architettura dai tratti organici che ricorda un po’ una casa, un po’ una tenda. Un tunnel, un percorso dalle molteplici aperture, dai diversi affacci. Parla di molteplicità e di raccoglimento, e fa appello all’umiltà. Si nota che in Johnson faceva premio il desiderio di preparare un luogo che potesse essere inteso da ognuno come rispettoso, privo di velleità impositive.

A Berlino nel 2013 Kuehn Malvezzi ha vinto il concorso per la progettazione di un tempio interreligioso nella Petriplatz, dove sinora non s’è ricostruito nulla dopo l’abbattimento della chiesa medievale che vi sorgeva, nel corso della seconda guerra mondiale. Qui il discorso è già molto differente: l’architettura risente in particolare dei precedenti gotici che restano ammorbiditi nelle volte segnate da fenditure luminose e nello spazio di un’alta cupola. Tuttavia negli ambienti prevale il senso del vuoto: l’edificio si rivolge a cristiani, musulmani de ebrei, i tre popoli del “Libro”. E parla con la voce del silenzio: la condizione sostanziale dell’ascolto, il primo passo necessario per intendere quel che dice l’altro.

Il progetto di Micara si spinge oltre e tenta una via nuova. Vi sono aspetti che potrebbero appartenere a una pagoda, altri che richiamano il tempio indù. Vi sono asimmetrie che parlano di diversità ma allo stesso tempo un unico salire, aspro e lucente assieme nell’inconsueta spirale quadratica. C’è il solido radicamento al suolo e la levità della luce che spiove e penetra da tutto attorno. La forma potrebbe essere quella di una cupola rivista con criteri decostruttivi oppure quella di un minareto, o di un tempio ebraico.

È questo essere assieme tante cose diverse, eppure mantenendo una identità propria, quel che colpisce.

Pescara è città mediterranea, appartiene così al contenente europeo come alle popolazioni che da millenni varcano questo mare dove si incrociano ondate di popoli asiatici e africani, europei appartenenti alle lande più lontane. Chissà che questa proposta di un momento di incontro tra tradizioni diverse, ma capaci di riconoscersi insieme sotto un unico cielo dai tanti nomi, non possa portare il segno di una nuova alleanza. Nel mondo globalizzato, valorizzare l’identità propria rispecchiandola negli occhi dell’altro. In un unico silenzio circonfuso da un’unica luce che proviene da molteplici vie di accesso.

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