Vincenzo Latina. Una costellazione in terra Il memoriale delle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa

Nell’ambito del Ravenna Festival 2025 inaugura la mostra

Vincenzo Latina. Una costellazione in terra

Il memoriale delle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa 

Giardino, teatro e memoriale, il sito è oggi il ricordo di una tragedia attraverso il brulicare della vita. Una mostra al Museo Nazionale di Ravenna ne ripercorre la genesi e ne mostra il vissuto e i significati odierni.

Venerdì 20 giugno, ore 17, Museo Nazionale di Ravenna

 “Vincenzo Latina. Una costellazione in terra – Il memoriale delle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa” è la toccante mostra dedicata a una delle pagine più cupe della storia recente del nostro Paese, che inaugura venerdì 20 giugno, alle ore 17, al Museo Nazionale di Ravenna. L’esposizione descrive il progetto di “risanamento” delle cave di pietra nella parte più meridionale dell’isola di Lampedusa, voluto per ricordare le 368 persone, bambini, donne e uomini, che persero la vita nel naufragio avvenuto a mezzo miglio dalla costa dell’isola il 3 ottobre 2013, mentre cercavano di raggiungere l’Europa. Fu un episodio che scosse profondamente le coscienze, perché portò all’opinione pubblica italiana ed europea tutta la durezza ma anche l’ineluttabilità del fenomeno migratorio dal Sud del mondo.

Curata da Gioia Gattamorta, promossa da Ravenna Festival e dall’Istituto Nazionale di Architettura – Sezione Emilia-Romagna, in collaborazione con i Musei nazionali di Ravenna e l’Ordine degli Architetti PPC di Ravenna, con il patrocinio del Comune di Lampedusa e Linosa e il contributo di Botticino Stone District e Rotary Club Valle Sabbia Centenario, l’esposizione itinerante, che ha già toccato le tappe di Roma e Brescia, giunge a Ravenna in occasione del Ravenna Festival 2025.

Opera di Vincenzo Latina, architetto e professore all’Università degli Studi di Catania, completata nel 2019 dopo un lungo iter, il Memoriale è oggi metafora stessa di questo avamposto d’Europa: al contempo meta del turismo per il suo mare prodigioso, e primo approdo per chi dall’Africa cerca una terra dove rifugiarsi per assurgersi infine a memoria di tutte le migliaia di vittime del Mediterraneo.

Un progetto composito quello che appare oggi nella mostra, che mette insieme un giardino, un teatro all’aperto e un Memoriale delle Migrazioni. Come in molti suoi progetti, Vincenzo Latina si è messo in ascolto delle voci del luogo: “luogo parlante”, definisce lui stesso lo spazio scavato nella roccia, la cui profondità varia dai due ai quattro metri e mezzo, dove affiorano gli odori e i rumori di un mare che, come recita L’infinito di Giacomo Leopardi, da cui il progetto trae ispirazione, “nel pensier mi fingo”, cioè non vedo ma posso vividamente immaginare. Scrive Latina che «le parole chiave dell’intervento potrebbero essere le seguenti: essenziale, poetico, laconico, sostenibile, accessibile». E in effetti alla poesia il progetto arriva attraverso un estremo sacrificio. L’architettura intesa come ricostruzione, di visioni, di immaginari, di narrazioni, riesce attraverso pochissimi segni a sovrapporsi, a innestarsi sui segni esistenti per renderli eloquenti.

Vincitore del bando aperto dall’Amministrazione comunale di Lampedusa negli ex siti cava tra Cala Francese e Punta Sottile, il progetto ha voluto fin dalle intenzioni essere uno spazio aperto al pubblico destinato a ospitare manifestazioni musicali, teatrali ed eventi culturali, uno spazio dei lampedusani, ma anche un luogo di interesse turistico che fosse espressione delle arti, dello scambio delle idee e infine della conservazione della memoria collettiva.

Il muro della cava, già pregno di cicatrici, è ulteriormente “mitragliato” da 368 fori, di diverso diametro (di 100 e di 50 mm) che ricompongono una “costellazione immaginaria”. Di giorno il monumento si mimetizza con le sue ombre discrete nel palinsesto di tracce incise nei piani verticali e orizzontali della cava. Di notte, in occasione del 3 ottobre, la parete si accende di luci tremule che ricordano quelle degli astri nel cielo. Se il foro è perdita e assenza, di notte le luci diventano presenza e speranza. Una costellazione in terra è un momento di riflessione e partecipazione corale affinché il Mediterraneo possa diventare un mare di Pace.

La mostra espone fotografie della cava leggermente incassata nella roccia, da cui non si vedeva l’orizzonte, trasformata in un’area teatrale all’aperto, opere d’arte che interpretano il Memoriale o che ne fanno parte, di Vincenzo Latina e di altri artisti, testi e video, che aiutano il visitatore a immergersi nel contesto e a comprendere che un nuovo spazio pubblico lì prende vita, immaginato come luogo d’incontro, cultura, festa ma anche di meditazione e di preghiera religiosa e laica aperto a tutti. Il percorso infine descrive come un’opera di architettura possa comunicare il ricordo di una tragedia attraverso il brulicare della vita.

 

 

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