PRAGLIA, LA TERZA E ULTIMA GIORNATA DI SEMINARI “ACQUA E TERRA NEI PAESAGGI MONASTICI”

ARMONIE COMPOSTE

17 maggio – Abbazia di Praglia, Terza Giornata di studi

Acqua e terra nei paesaggi monastici: gestione, cura e costruzione del suolo

 

La prima relazione dal titolo “Paesaggi terrazzati e gestione delle risorse idriche” è stata presentata da Paolo Tarolli dell’Università degli Studi di Padova. Già agli albori dell’agricoltura l’uomo ha cercato di aumentare le superfici coltivate contrastando l’erosione del suolo tramite l’attuazione di terrazzi (l’autore porta ad esempio i terrazzamenti dell’America del sud o dell’estremo oriente). In Cina attraverso queste strutture si coltiva il riso, pianta che notoriamente richiede molta acqua.

Lo scopo dei terrazzamenti, infatti, è: trattenere suolo ed acqua e impedire l’erosione e di conseguenza le frane e controllare la velocità di deflusso delle acque. Il terrazzo ha un’ottima capacità di drenaggio essendo contenuto entro muretti a secco. L’intervento, attraverso vari esempi, sottolinea l’importanza della manutenzione e gestione di questi terrazzamenti, curando anche la loro ingegnerizzazione idraulica. Ad ultimo, Tarolli, presenta uno studio molto interessante sui terrazzi per la coltivazione del riso nel sud della Cina. Da questo contributo si comprende come molta parte delle aree terrazzate siano in pericolo per abbandono e cattiva gestione, inoltre la perdita delle conoscenze, orali e materiali, minaccia più di altre questi delicati equilibri fra agricoltura e paesaggio. I terrazzamenti si connotano, quindi, come valore paesaggistico e culturale dove la conoscenza del territorio viene tramandata di generazione in generazione.

“At the origin of Hydrometeorogical hazard and related risk in Algiers” è l’intervento tenuto da Aroua Najet -Polytechnic school of architecture and urbanismo of Algiers-. La studiosa si propone di esaminare la relazione tra crescita urbana, paesaggio e acqua usando l’approccio analitico geo-storico. Vengono presentati alcuni studi sulla città e sulle drammatiche situazioni che hanno determinato varie problematiche legate, sempre, alla gestione dell’acqua. L’area di Algeri, selezionata come caso studio, permette di analizzare tre aspetti fondamentali: la caratterizzazione degli idrosistemi costieri, l’analisi del processo di espansione urbana in prospettiva temporale e spaziale e l’analisi delle interazioni tra crescita urbana e caratteristiche naturali costiere. Lo studio mostra come vi sia stato un cambiamento decisivo dal XVI secolo in poi; dalla prima metà del XIX secolo, inoltre, l’espansione del porto ha modificato le linea di costa. Si rileva, inoltre, una generalizzata mancanza di sensibilità verso l’acqua, l’aspetto ecologico e di gestione delle coste, configurando un quadro futuro molto drammatico.

Interviene, di seguito, Patrizia Marzaro dell’Università di Padova; il contributo “Acqua e gestione del rischio idrogeologico”, tratteggia in maniera chiara, concisa e attuale la normativa legata al rischio idrogeologico. Difesa del suolo, suo consumo, uso del territorio e tutela del paesaggio, sono tutte tematiche che tengono in considerazione l’acqua quale bene da salvaguardare, per il presente e il futuro. La disciplina presentata definisce in maniera chiara l’importanza della risorsa idrica all’interno della legislazione; l’acqua in questo caso viene vista sia come elemento pubblico da preservare per le generazioni future sia quale elemento pericoloso normato e considerato ai fini della gestione degli equilibri idrogeologici. E’ degli anni Settanta l’inizio della legislazione per tutelare l’ambiente e le risorse idriche, le quali negli anni seguenti diverranno elemento imprescindibile del paesaggio tutelato.

Carlo Pellegrino dell’Università di Padova presenta una relazione incentrata sulle infrastrutture, ponti, che permettono di valicare i corsi d’acqua. L’intervento “L’acqua come ostacolo: i ponti”, presenta in maniera chiara e compiuta l’evoluzione di queste infrastrutture; Pellegrino analizza, inoltre, le forme sulle quali si basano: archi, elementi a trave o sospesi. Per i ponti nuovi, oggi, si tenta di evitare l’interazione con l’acqua mentre per quelli esistenti, con pile in acqua si procede a interventi di messa in sicurezza aumentando la resistenza alla corrente. Ci si chiede, quindi: L’acqua è l’ostacolo? Oppure il ponte è l’ostacolo?

A dar seguito alle relazioni si sono svolti dei momenti di partecipazione attiva fra discenti e relatori che ha portato all’analisi dell’acqua e dell’elemento idrico in generale quale simbolo e tratto imprescindibile all’interno del territorio e delle scelte future.

Gianmario Guidarelli, Elena Svalduz, Stefano Zaggia e Padre Bernard Sawicki hanno introdotto le discussioni con una tavola rotonda dal titolo “Acqua e suolo in regime civile ed ecclesiastico: dalla storia alla valorizzazione turistica.” Il dibattito, svoltosi in un clima di costruttiva serenità, ha evidenziato elementi importanti sviscerati sia dai tre gruppi di discussione sia durante le relazioni. Molto interessante è stato l’intervento di Padre Sawicki il quale ha presentato alcuni esempi di gestione delle strutture monastiche anche a fini turistici; in questo caso necessari quale fonte di sostentamento e primaria azione per la conoscenza di queste realtà secolari. Sawicki conclude il suo intervento con un pensiero che fornisce, sicuramente, spunti per futuri ragionamenti: nei tempi odierni, connotati da ricerca e inquietudine, il paesaggio può essere il volano per ritrovare l’identità umana e del singolo che, fortemente legate, permettono la formazione della comunità. Ai brevi interventi dei gruppi di lavoro e alla cerimonia di consegna dei diplomi è seguito l’incontro pubblico dal titolo “Acqua, suolo e sfruttamento del piante. Dal messaggio di Benedetto ad oggi”. Una sintesi delle giornate di lavoro, presentata da Dario Canzian e Giovanna Valenzano, ha dato l’avvio alla sessione pomeridiana.

La corposa relazione del moderatore Giuseppe Zaccaria -Accademia dei Lincei e Università di Padova- ha creato le giuste aspettative all’uditorio che si è dimostrato molto interessato agli interventi del già Presidente della Commissione Europea Romano Prodi, il quale ha tratteggiato problematiche di gestione e approccio delle Istituzioni europee alla normativa sulle risorse, fra le quali quella idrica è la più importante. La relazione ha poi sottolineato come manchi, a livello europeo e anche mondiale, un ente che possa gestire direttamente queste emergenze e non sia soggetta a influenze di altri Uffici e Stati. Padre Notker Wolf, già Abate Primate della Confederazione Benedettina con forza e ironia ha posto dei quesiti fondamentali per l’approccio alla sostenibilità e all’elemento acqua, sottolineando l’importanza di questo bene anche con esempi significativi di altri paesi, soprattutto del Terzo Mondo in cui avere acqua corrente è più un “miracolo” che un “gesto di ingegneria idraulica”. Ugo Mattei dell’Università di Torino, con enfasi e riuscendo a coinvolgere la platea ha espresso problematiche e azioni da mettere in campo per preservare i beni di interesse comune, fra cui l’acqua, in previsione della fruizione da parte delle generazioni future. Paolo Saladin membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha, di seguito, espresso vari ragionamenti utili soprattutto dal punto di vista amministrativo sulle dispersioni delle risorse idriche e sui costi di gestione, quanto mai attuali in un’epoca com’è questa, poco attenta al futuro e alla sostenibilità a livello trasversale. Ha chiuso la rosa dei relatori Silvano Pedrollo, Presidente di Pedrollo Gorup che, con tatto, sensibilità e profondo senso umano ha presentato le azioni che la sua azienda ha attuato, in vari paesi del Terzo Mondo e dell’estremo Oriente, per fornire acqua e condizioni igienico sanitarie a una moltitudine di persone e villaggi. L’intervento, anticipato da un breve video, ha permesso di comprendere come molte azioni possano essere svolte anche nel silenzio ottenendo massimi risultati.

Questa tre giorni di confronti, crescita e studio ha lasciato in tutti i partecipanti varie suggestioni sia di ricerca sia di sensibilità verso tematiche sempre più attuali che, se non direzionate e definite, porteranno a scenari difficilmente gestibili in futuro.

Federico Bulfone Gransinigh



Leggi anche il reportage della prima e della seconda giornata

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